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La Collezione Brandi Rubiu
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Venerdì 30 settembre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura l’esposizione della Collezione Brandi Rubiu, a cura di Marco Tonelli. Un nucleo di 92 opere, che Vittorio Brandi Rubiu donò alla Galleria Nazionale nel 2001. Si tratta di disegni, dipinti, sculture, incisioni donate a Brandi e Rubiu da amici artisti che avevano frequentato e/o di cui avevano scritto presentazioni di mostre e saggi critici.
Venerdì 4 novembre ore 17 in Sala delle Colonne
Rileggere Vittorio Brandi Rubiu. L’eredità e l’eredeIntroducono: Giuseppe Appella, Massimo Carboni, Marco Tonelli
Con la partecipazione di Lorenzo Canova, Paolo D’Angelo, Giancarlo Limoni, Claudio Palmieri, Aldo Perrone, Fabio Sargentini, Edoardo Sassi, Claudio Strinati, Filippo Trevisani
Accardi, Afro, Angeli, Burri, Capogrossi, Ceroli, Cintoli, De Pisis, Fioroni, Guttuso, Leoncillo, Mambor, Manzú, Marini, Mattiacci, Morandi, Ontani, Pascali, Scialoja, Tacchi, sono solo alcuni degli artisti riuniti in una collezione unica nel suo genere, che testimonia soprattutto di un legame affettivo e intellettivo tra uno dei più autorevoli critici e scrittori italiani del XX secolo quale fu Brandi e il suo più appassionato esegeta ed erede quale è ancora oggi Rubiu, che di Brandi divenne figlio adottivo nel 1985.
La mostra raccoglie, oltre alle opere d’arte, anche fotografie della collezione nella sua collocazione domestica originaria e nell’allestimento presso la Galleria Nazionale nel 2001, quando fu esposta al pubblico per la prima volta. Tra le opere viene anche presentato l’ultimo dipinto di Brandi eseguito nel 1928 a chiusura della sua attività di pittore “quando mi accorsi”, affermò il critico senese, “che dipingevo con gli occhi degli altri”.
L’allestimento pensato in questa occasione vuole anche essere, tra le righe, un rispettoso omaggio all’erede che ha assiduamente contribuito e contribuisce ancora oggi all’opera di divulgazione e diffusione di un’eredità culturale che è stata un lascito importante anche per future generazioni di critici e storici dell’arte. Nella selezione di opere che si è deciso di proporre si delinea così una sintesi dell’arte italiana dalla metà del XX secolo fino agli anni ’60 ed oltre, passando per la figurazione, l’astrazione, l’informale e le neoavanguardie.
L’esposizione evidenzia non solo scelte di opere di una donazione ma anche di un rapporto a monte che l’ha resa possibile: Brandi scelse Rubiu come erede tanto quanto Rubiu scelse Brandi come Maestro. Del resto la natura stessa della collezione si compone di artisti conosciuti da Brandi e passati in eredità a Rubiu, ma anche di artisti coetanei di Rubiu passati a Brandi: due vite entangled e per certi versi esemplari.
Cesare Brandi (Siena 1906-1988), storico, critico e filosofo dell’arte, scrittore e poeta, docente universitario, nel 1939 fondò l’Istituto Centrale di Restauro che diresse fino al 1960. Fu un punto di riferimento autorevole nel panorama culturale italiano, intrecciando frequentazioni con Argan, Arbasino, Emilio Cecchi, Giovanni Macchia, Luigi Magnani, Roman Vlad, Gianfranco Contini e Giuseppe Raimondi.
La sua Teoria del restauro pubblicata nel 1963 è stata tradotta in tutta Europa, Cina e Giappone, mentre la sua attività di saggista si è sviluppata a partire dai dialoghi Carmine o della pittura, Celso o della poesia, Arcadio o della scultura, Eliante o dell’Architettura, per proseguire nei testi teorici La fine dell’Avanguardia, Segno e Immagine, Le due vie, Teoria generale della critica. Degli artisti a lui contemporanei si è occupato in particolare di Morandi e poi De Pisis, Manzù, Marini, Guttuso, Leoncillo, Burri, Pascali, mentre tra gli autori antichi e moderni ha prediletto Duccio, Giotto, i pittori senesi del Tre e Quattrocento, Rutilio Manetti, Canaletto e Picasso.
Non meno importante è stata la sua attività letteraria, tra cui si ricordano i libri di poesie del 1939-1954 e di viaggio, dalla Grecia antica a Le città del deserto, Pellegrino di Puglia, Martina Franca, Budda sorride, Persia mirabile, Verde Nilo e Diario cinese.
Vittorio Brandi Rubiu (Lucca 1928) è stato confidente, amico e collaboratore di Cesare Brandi dal 1950 al 1988. Ha partecipato attivamente al clima artistico degli anni ’60, scrivendo recensioni e presentazioni di mostre di Pascali, Mattiacci, Cintoli, Ceroli.
Ha curato le mostre L’immagine dell’arte. Omaggio a Cesare Brandi, L’agave su lo scoglio e Le stagioni della scultura, pubblicato la raccolta di scritti Vita eroica di Pascali e il saggio Alberto Burri per Einaudi nel 1975.
Come custode e valorizzatore dell’opera critica e letteraria di Brandi ha curato Viaggi e scritti letterari e Scritti d’arte per Bompiani, l’epistolario di Brandi Credi al mio pessimo e tenero carattere e la recente ristampa della Teoria del restauro presso la Nave di Teseo introdotta da Massimo Carboni. Nel 2019 è uscita la raccolta di testi critici dal titolo Vittorio Rubiu. Scritti tra arte e vita con un’introduzione di Marco Tonelli e nel 2022 Diario per pochi, sorta di suo testamento spirituale, con una lettera di Fabio Sargentini.
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