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Food Age. Food as Influencer
31/03/2023 - 11/06/2023
La Galleria Nazionale inaugura la mostra Food Age. Food as Influencer, a cura di Martí Guixé e Inga Knölke.
Elemento quotidiano ed effimero, il cibo è paradossalmente l’oggetto con cui abbiamo maggiormente a che fare durante la nostra esistenza. Con la mostra Food Age. Food as Influencer, Martí Guixé e Inga Knölke lo mettono in scena e, attraverso una lettura subliminale, lo mostrano al pubblico da un punto di vista inedito.
Togliendo al cibo la sua commestibilità e trasfigurandolo – attraverso l’arte, l’artigianato e il design – nell’oggetto di una rappresentazione pubblica e museale, i curatori mettono in discussione i nostri punti di riferimento e ci invitano a guardare, attraverso una diversa prospettiva, questo oggetto improvvisamente complesso e poliedrico.
Il cibo per Guixé e Knölke non è infatti soltanto il prodotto di funzioni esclusivamente nutritive o esperienziali ma anche un importante modello relazionale e di riflessione. Un pervasivo influencer che può arrivare a rimodellare attivamente il presente, divenendo così, per il nostro futuro, un ineludibile quanto ancora sconosciuto campo di sperimentazione progettuale.
Food Age. Food as Influencer
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
31.03 — 28.05.2023
Foto di Adriano MuraScarica l’app della mostra sviluppata da MOMI
con approfndimenti sulle opere e gli artisti in mostraIl percorso espositivo della mostra
In mostra sono presenti opere indirettamente legate al cibo, disegni, prodotti o pezzi artistici realizzati con materiale commestibile, come la Chocolate Nose Bar (2000) di Paul McCarthy o i pezzi derivati da performance realizzati da Miralda nel 1973 con pane, pasta e riso dove, intervenendo sulla loro colorazione, riesce a trasportarli dal quotidiano al mondo dell’arte.
Emerge un’ampia gamma di rielaborazioni del tema, rappresentative dei molti modi in cui gli artisti guardano al cibo, come nei disegni iconografici di Enzo Mari o nell’alterazione del pane con la vernice bianca di Piero Manzoni per solidificarlo in scultura (1962), o ancora nella scatola Quality Street dell’edizione di Antje Dorn, dove modelli formalmente incompiuti di barrette alimentari costruiscono frasi non testuali.
Enzo Mari, Uno, la Mela, 1963 (2020); Due, la Pera, 1963 (2020)
Courtesy Danese, MilanoLa serie Bioplastic Fantastic di Johanna Schmeer, nata con l’intento di sollevare domande sul futuro dell’alimentazione e sulle applicazioni della biotecnologia e della nanotecnologia che potrebbero entrare a far parte della nostra vita quotidiana, mostra oggetti realizzati con bioplastiche potenziate da enzimi, a metà strada tra oggetti e organismi viventi.
Gli aggregati polimerici e distopici di Raquel Quevedo mostrano un processo originale di azione sulla materia per creare un processo ibrido e in qualche modo inedito, vicino e lontano dal processo culinario, mentre le nuove tecnologie sono alla base delle opere del duo svedese Wang & Söderström, che indagano lo spazio di intersezione tra materia vivente e natura.
Wang & Söderström, Common Odd Things, 2023
Courtesy Wang & SöderströmSolo apparentemente lontana dalla ricerca sulle nuove tecnologie, la presenza di Masanobu Fukuoka, autore del celebre libro La rivoluzione del filo di paglia, all’origine di un metodo di agricoltura ispirato all’imitazione dei processi naturali e oggetto di una recente riscoperta, allude a un ritorno a un rapporto autentico con la terra e con la produzione di cibo, un modo di pensare olistico e vivo, complesso.
Masanobu Fukuoka, Manifesto (estratto), 1999
Guillem Ferrer CollectionIl Cappuccino de Habitas a la Menta di Ferran Adrià (2003), come pezzo d’autore, richiede un ambiente proprio, unico, imponendo così la sua rappresentazione visiva. Nell’opera Heliospora (2022) di Rubén Verdú, un lecca-lecca realizzato in oro, diamanti e zucchero concentra qualcosa di grande e potente come tutta l’energia e la magia del sole.
Ferran Adrià, Capucino de habitas a la menta, 2003
Menù El BulliLa mostra presenta anche il video della performance The Onion di Marina Abramović. L’ampia rete di riferimenti e connessioni che dispiega Food Age. Food as Influencer comprende, inoltre, opere fotografiche, come Glass of Petrol di Agnieszka Polska, oltre a dipinti e sculture.
Marina Abramović, The Onion (videostill)
10 minute performance for video, UTA Dallas, 1995 (20’01’’)
Courtesy of the Marina Abramović ArchivesTra le circa 100 opere in mostra, una cospicua selezione di opere provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale presenta nature morte di artisti come Felice Casorati, Bruno Cassinari, Filippo De Pisis, Franco Gentilini, Mario Mafai, Giorgio Morandi, Pino Pascali, Emilio Vedova, per citarne solo alcuni.
L’installazione a parete con le nature morte delle collezioni
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e ContemporaneaFood Age di Cristiana Collu
Testo e voce di Cristiana Collu, Direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Regia di Carlotta Marrucci
Riprese di Nicola Baraglia«L’età del cibo inizia con il gesto di Eva e con il primo morso di Adamo. Non è dunque l’età dell’innocenza, ma della consapevolezza che attraverso la metafora di un bisogno primario informa tutta la nostra esistenza e condiziona il nostro modo di pensare e di vedere il mondo.
«Arriva a gradi di sublimazione estremi. Vive anche nella sua prepotente assenza, sociale, religiosa, volontaria e anoressica o bulimica, quando la sua presenza è soverchiante, cornucopica, pantagruelica.
«Vive di invenzioni delicate e spericolate e di genuine conferme. Cotto o crudo, delizioso o disgustoso, appagante e nauseante il cibo è un giudice implacabile, un aguzzino per un corpo ostaggio di un rapporto morboso.
«La dipendenza dal cibo rende il cibo un nemico con il quale fare i conti quotidianamente, in questo continente come negli altri, anche se per ragioni diametralmente opposte.
«È un modello con il quale conosciamo il mondo, noi stessi, le nostre emozioni e le nostre relazioni. Il cibo è la ragione del convivio, delle pratiche sociali e amicali, delle celebrazioni, dei riti, degli immaginari tanto edonistici quanto perversi e terrificanti.
«La mostra invece sterza, va altrove rispetto a questo palinsesto e cerca di dire qualcosa di diverso. Il cibo è un oggetto, come gli altri e molti altri oggetti lo evocano ma se ne discostano o non hanno con lui nessuna relazione. Rimane il convitato di pietra della mostra, indifferente alla nostra indifferenza.
«Gli oggetti convocati sono opere e assumono la forma di un microcosmo o microeone come direbbe Benjamin, e presentano il tempo che le conosce, cioè il nostro. Sono oggetti che non si esauriscono nel linguaggio che li dice o definisce, ma lo eccedono, con un di più che si ritrae e sfugge alla pretesa del “letteralismo”.
«Ogni cosa, cioè, è anzitutto se stessa, e non il frutto dialettico di un contatto con l’alterità, di una correlazione e si ritrae da qualsiasi tipo di comprensione che non sia metaforica, ossia estetica».
Food Age. Food as Influencer
31.03 — 28.05.2023Artisti in mostra: Marina Abramović, Ferran Adria, Sonja Alhäuser, Vanessa Beecroft, Ramón Benedito, Barbara Bloom, Fortunato Depero, Antje Dorn, Masanobu Fukuoka, Francesco Garnier Valletti, Martí Guixé, Zhanna Kadyrova, Inga Knölke, Laura Letinsky, Piero Manzoni, Enzo Mari, Paul McCarthy, Antoni Miralda, Lluís Morillas, Agnieszka Polska, Josep Puig, Raquel Quevedo, Rachel Rose, Johanna Schmeer, Ansgar Skiba, Rubén Verdú, Wang & Soderstrom, Cristopher Williams, Erwin Wurm.
Dalle collezioni della Galleria Nazionale: Luigi Aversano, Giuseppe Canali, Pino Casarini, Daphne Casorati Maugham, Felice Casorati, Bruno Cassinari, Luigi Maria Giorgio Chessa, Primo Conti, Filippo de Pisis, Fernando Galli, Franco Gentilini, Giuseppe Guzzi, Humphrey Jennings, Mario Mafai, Roberto Melli, Francesco Menzio, Giorgio Morandi, Giovanni Omiccioli, Pino Pascali, Arnaldo Pomodoro, Bruno Saetti, Fiorenzo Tomea, Mario Varagnolo, Emilio Vedova, Giuseppe Viviani.
Martí Guixé (Barcelona, 1964) è un designer, formatosi a Barcellona e a Milano, il cui lavoro trascende i confini abituali di questa disciplina; tra i musei in cui ha esposto ricordiamo il MoMa di New York, il MACBA di Barcellona, la Triennale di Milano, il MART di Rovereto, il Centre Pompidou di Parigi, il Mudac di Losanna e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Inga Knölke (Hannover, 1965) è una fotografa con base a Berlino e a Barcellona e a capo del progetto Imagekontainer. Ha studiato fotografia alla Lette Foundation di Berlino, è laureata in Scienze Culturali e Comunicazione Estetica all’Università di Hildesheim.
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Food Age. Food as Influencer è la mostra conclusiva della trilogia curata da Martí Guixé e Inga Knölke per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
Tre esposizioni che hanno visto il museo, per la prima volta, esplorare in chiave radicale e anticonvenzionale il territorio ibrido in cui dialogano arte, design e artigianato.
La prima mostra è stata On Flower Power (2019) e ha affrontato la questione della capacità di empatia all’interno delle tecniche digitali e dei meccanismi con sistemi operativi digitali, dove l’oggetto di mediazione era il vaso da fiori.
On Flower Power. The Role of the Vase in Arts, Crafts and Design
16.07 — 29.09.2019La seconda tappa è stata invece INTERTWINGLED (2022) e ha riguardato l’interconnettività e la possibilità di rendere visibile la complessità tramite un’interfaccia grafica e concreta, con il motivo dell’intreccio e del tappeto come fil rouge.
INTERTWINGLED – The Role of the Rug in Arts, Crafts and Design
21.03 — 04.09.2022🦁 Visita il museo: bit.ly/LAGNvisita
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