COSMOGAP

COSMOGAP è un’indagine realizzata dalla Galleria Nazionale circa il posizionamento delle architette all’interno della professione.

Strettamente connessa alla mostra Cosmowomen. Places as Constellations, curata dell’architetta Izaskun Chinchilla, questa ricerca vuole sottolinearne le ipotesi fondamentali, dati alla mano, evidenziando come quella “piena integrazione delle donne nel settore dell’architettura”, che secondo la curatrice costituirebbe un’opportunità strategica, sia in realtà ancora ben lontana dall’essere raggiunta.

Una ridefinizione del ruolo delle architette comporterebbe, una volta ottenuta, un’apertura verso un diverso modo di vedere e trasformare il mondo, la costruzione di quelle nuove visioni – strutturate intorno alle relazioni e sensibili all’ambiente – che sono ora quanto mai necessarie.

Negli ultimi decenni le donne sono state trattate come “immigranti” nel campo professionale dell’architettura. Al massimo, veniva loro concesso il diritto di risiedere in un “Paese” che non era il loro, di impararne la lingua e di accettarne costumi e riti. In nessuna circostanza le donne potevano aspirare a parlare una lingua propria o a praticare le proprie usanze in quel Paese che, con atteggiamento generoso ma cauto, aveva loro concesso di accedere ai posti di lavoro meno qualificati.

Al tempo stesso, l’architettura, come disciplina e come professione, sta fronteggiando varie crisi. Una prima crisi a cui possiamo accennare è quella del ruolo storico dell’architetto come parte di un’élite sociale.

Italia, Spagna e Portogallo hanno più di 1 architetto ogni 1000 abitanti. In Italia si stima che ci sia un architetto ogni 414 abitanti, in Portogallo uno ogni 688, in Spagna uno ogni 906.

Questi dati sono in contrasto con i dati storici. Nel 1970 in Spagna c’era un architetto ogni 10.000 abitanti e in molti territori, storicamente, ce n’era uno ogni 50.000.

Alla crisi del ruolo sociale dell’architettura si somma la crisi ambientale e climatica, che imputa al settore e alle sue pratiche storiche il 50% delle emissioni a livello mondiale, e la crisi immobiliare, dato che l’architettura ha contribuito, in alcuni luoghi, alla creazione di bolle speculative con i connessi processi di gentrificazione e débàcle finanziaria conseguente.

Dagli anni Ottanta, a livello mondiale, le donne che entrano nelle scuole di architettura rappresentano più del 50% del totale.

In questo contesto di crisi, la piena integrazione delle donne nel settore dell’architettura può essere vista come un’opportunità strategica.

Se concedessimo alle donne non solo il diritto di lavorare con stipendi e capacità dcisionali equivalenti agli uomini, ma anche il diritto di utilizzare la loro diversa eredità storica, non sarebbe più probabile modificare i termini entro cui si generano le crisi dell’architettura?

Il compito di questa esposizione è rispondere in modo affermativo a questa domanda.

L’ipotesi fondamentale è che la piena integrazione delle donne nel settore professionale e accademico dell’architettura genererebbe nuovi luoghi da sottoporre alla riflessione e alle considerazioni dei professionisti, o ne consoliderebbe e amplierebbe altri già esistenti, intensificando infine le relazioni fra questi “luoghi di riflessione”, generando una sorta di costellazione.

Dal 2017, l’Ordine degli architetti di Bergamo introduce il timbro con il titolo di Architetto al femminile: Architetta.

Ad oggi, gli ordini che hanno introdotto il timbro con il titolo di Architetta sono:

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