Taci. Anzi, parla. le vincitrici della Open Call for Videos

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La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea annuncia le 3 vincitrici della call Taci. Anzi, parla.

Le vincitrici sono state premiate da Cristiana Collu, Direttrice della Galleria Nazionale, con una cerimonia in videoconferenza. All’evento hanno partecipato, oltre alle artiste vincitrici, Luisella Mazza, Head of Global Programs & Operations di Google Arts&Culture, e le curatrici della mostra Io dico io – I say I Lara ConteCecilia Canziani e Paola Ugolini.

 

 

 

 

Lanciata durante il periodo di lockdown, in soli 24 giorni la call ha raccolto 198 video, provenienti da 28 paesi in tutto il mondo, per oltre 7 ore di materiale. Taci. Anzi, parla è stato un invito a ripensare e a riflettere sulla propria voce e sulla propria immagine in un momento storico particolarmente significativo. Il racconto di sé è tornato ad essere un mezzo di comunicazione centrale con il mondo, proponendosi ancora, in maniera straordinariamente attuale, come un gesto e una pratica radicale di autodeterminazione.

 

 

La giuria, composta da Laura Busetta, Giulia Crispiani e Valentina Tanni, ha selezionato i video vincitori seguendo, tra gli altri, un criterio che tenesse conto delle possibili assonanze e delle nuove letture del pensiero Lonziano e ha motivato così le sue scelte:

 

 

 

«Le immagini dell’infanzia e della giovinezza, insieme ai dettagli delle fotografie che ritraggono la famiglia e le persone care sono gli unici interlocutori di un soggetto in stato di isolamento. Nella fissità di quegli sguardi, il soggetto trova sia l’estraneità che la reciprocità, mentre l’autoritratto diventa una conversazione interiore capace di illuminare l’oscillazione tra passato e presente, toccando alcune delle tensioni più profonde che si nascondono in ogni atto di autoriflessione”.

 

 

 

“Mentre come ritrattista dà le istruzioni, come soggetto ritratto potrebbe scegliere di non seguirle o di reagire con un certo ritardo. Questo rapporto asincrono preannuncia che nessun soggetto è privo di interdipendenza con gli altri, e un autoritratto si costruisce sempre all’interno di questa relazionalità (colei che guarda e colei che è guardata). Inoltre, nella sua semplicità – inquadrando un delicatissimo tableau vivant verde-rosa – la scelta formale di Heyman innesca un’esperienza sinestetica”.

 

 

 

“Il tema dell’identità contemporanea, frammentata e autoriflessiva, viene esplorato attraverso l’uso di diversi strumenti e tecniche (video, fotografia e software), evocando con successo la natura caleidoscopica del nostro attuale paesaggio mediale e il suo effetto sulla nostra personalità».

 

I tre video vincitori della call diventeranno parte integrante di Io dico io – I say I, la grande mostra collettiva di oltre 40 artiste prevista per marzo 2021 ed entreranno nel progetto di digitalizzazione dell’Archivio Carla Lonzi sviluppato con la collaborazione di Google Arts&Culture.

 

Per la Direttrice della Galleria Nazionale Cristiana Collu «Con il linguaggio cinematico del videoselfie le vincitrici non solo hanno dato voce e hanno rappresentato quello che noi siamo, quello che è il nostro tempo, ma hanno presentato, inaugurato e sotteso un desiderio, una consapevolezza e una determinazione: segnare un cammino con lievi passi da gigante».

 

 

Durante la videoconferenza, le artiste hanno approfondito la concezione di autoritratto che ha ispirato la realizzazione dei video.

 

Allison Grimaldi-Donahue racconta:

«Vivo in Italia da dieci anni e molte delle persone che amo sono abbastanza lontane, con una pandemia globale che ha reso impossibile vederle. Questa impossibilità le collega a molte altre persone nella mia vita che sono irraggiungibili per altre ragioni. Parte del diventare adulti, almeno per me, è stato un viaggio verso la comprensione della perdita. Mi terrorizza guardare gli album di famiglia e rendermi conto che la maggior parte delle persone lì dentro sono morte; ma sono anche incline a esplorare il significato e il perché di questo mio sentire, e a pensare più a fondo a chi erano queste persone. Man mano che invecchio, assomiglio sempre più a mia madre, un rapido sguardo allo specchio la riporta in vita. Questo video fa parte della mia indagine in corso sulla creazione del sé, il sé intertestuale, innestato, rifatto, plastico».

 

 

Per Laura Heyman, l’autoritratto si sdoppia, riflettendo il rapporto tra soggetto ritratto e quello che ritrae.

«Quali sono le lezioni che la storia dell’arte insegna alle donne, in particolare quelle che riguardano la musa femminile? È possibile interiorizzare queste lezioni e, in caso affermativo, che effetto ha sulla propria produzione? Un personaggio femminile mantiene una serie di pose, mentre guarda con intimità la macchina da presa. Una voce fuori campo è impartisce istruzioni ma è anche familiare, dando una sensazione di intimità. Lo spettatore ha la sensazione di vedere qualcosa di privato, forse l’artista che collabora con la sua amante. Il lavoro della modella/soggetto è sempre performativo: deve essere in grado di ritrarre un sé vero e idealizzato. In questo caso il problema è un po’ più complicato. Sia come artista che come modella devo trasmettere non solo questa soggettività multipla, ma anche riflettere allo spettatore un fotografo/marito immaginario. Il video scompone la performance che si svolge su entrambi i lati della macchina fotografica, esaminando il modo in cui il potere può passare dall’artista al modello, e chiedendo se i risultati di questo scambio siano una rappresentazione più dell’uno o dell’altro».

 

 

Léna Lewis-King sposta l’attenzione sulla stratificazione dell’identità, messa anche in rapporto con la complessità delle immagini digitali:

«Il titolo del video presentato per la call Taci. Anzi, parla si ispira direttamente all’opera di Carla Lonzi Autoritratto e si concentra sull’idea della “Rivolta Femminile”. Pensando alla natura del sé, mi sono resa conto che ci sono molti strati contrastanti e armonici che rendono difficile una semplice definizione o comprensione. Attraverso l’uso della voce fuori campo e di filmati d’archivio personali, il mio video cerca di spacchettare questa complessità stratificata e di arrivare al cuore di ciò che il sé può essere, in modo onesto e vulnerabile».

 

A conclusione della cerimonia, le curatrici di Io dico io – I say I, Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini, hanno messo in luce i punti di contatto dell’open call con il progetto di mostra:

«Io dico Io – I say I nasce dalla necessità di prendere la parola e parlare in prima persona, per affermare la propria soggettività, componendo una sola moltitudine, una molteplicità di io che risuona di consonanze e dissonanze. La mostra traccia un percorso non lineare, una narrazione che sedimenta storie, sguardi, immaginari: oggi, con Taci. Anzi, parla, si arricchisce di altre voci e prospettive, che ne ampliano ulteriormente le visioni».

L’evento di premiazione è stato coordinato da Anna Gorchakovskaya, Francesca Palmieri, Alessia Tobia.

 

 

Allison Grimaldi Donahue (Stati Uniti, 1984) è l’autrice di On Endings (Delere Press) e Body to Mineral (Publication Studio Vancouver). Ha vinto borse di studio dal Massachusetts Museum of Contemporary Art, dal Vermont Studio Center, dal New York Center for Book Arts, dalla Ashbery Hudson Home School, dal New York State Writers’ Institute e dalla Bread Loaf Writers’ Conference. I suoi lavori sono apparsi su Words Without Borders, Tripwire, Brooklyn Rail, The Literary Review, FlashArt, Nero, Evergreen Review e Los Angeles Review of Books. Come traduttrice, sta per pubblicare le edizioni inglesi di Soffiati Via di Vito Bonito (Fomite Press) e Autoritratto di Carla Lonzi (Divided Publishing). È stata visiting writer al Middlebury College, allo Smith College, alla Cornell University Rome Campus e a Castro Projects, e ha svolto performance per Gavin Brown Enterprise Rome e presso Hyper Maremma. Insegna creative writing alla John Cabot University.
Laura Heyman (Essex, New Jersey, 1968) è un’artista, curatrice ed educatrice che vive a Syracuse, New York. Il suo lavoro esplora le strutture di potere impegnate nella produzione e nella diffusione dell’arte. Ha esposto e curato mostre in gallerie e musei, tra cui Wonderland, Copenhagen, DK, Museum of Photographic Arts, San Diego, CA, Senko Studio, Viborg, DK, Philadelphia Photo Art Center, Philadelphia, PA, Clocktower Gallery, New York, NY, Laguna Art Museum, Laguna, CA, Luggage Store Gallery, San Francisco, CA, The United Nations, New York.
Léna Lewis-King (Londra, 1999) è per metà americana e per metà inglese. La combinazione di culture simili ma radicalmente diverse influenza la sua prospettiva e la sua visione come artista e regista. Attraverso l’utilizzo di tecnologie cinematografiche come l’animazione, la cinematografia e il montaggio, Léna Lewis-King lavora sul senso di continua trasformazione e metamorfosi delle persone, degli oggetti e degli ambienti. I temi centrali del suo lavoro sono i processi trasformativi di vario tipo (agricoli, tecnologici, botanici e artistici), la possibilità di guardare da una prospettiva femminile, e l’esplorazione del rapporto tra tecnologia, spirito e psiche umana, ponendo domande etiche fondamentali sull’accelerazione virtuale e tecnologica contemporanea.

 

I video delle finaliste e dei finalisti:  Ryu Akao, Aurora Alma Bartiromo, Elena Bellantoni, Lucrezia Berardi, Sara Bonaventura, Daniela Capaldo, Daniela De Lorenzo, Sabine Delafon, Javier González Pesce, Alison Grimaldi Donahue, Laura Heyman, Val Hird, Kimvi, Woojin Lee, Léna Lewis-King, Mila Marchesini, Giulia Mazza, Domenica Melillo, Valentina Miorandi, Elisa Muliere, Eugenia Naty, Jonathan Onsuwan Johnson, Alice Padovani, Giorgia Piffaretti, Alexandru Raevschi, Giovanni Sanesi, Fabrizio Sartori, Alia Simoncini, Maria Giovanna Sodero, Maira Stefou, Francesco Taurisano, Flavia Fritto.

 

La giuria
Laura Busetta è assegnista di ricerca presso l’Università di Messina. È stata Visiting Scholar presso l’UCC Cork e Guest Lecturer al Birkbeck Institute for the Moving Image (Londra). Autrice di saggi in volumi e riviste nazionali e internazionali, ha curato From Self-portrait to Selfie: Representing the Self in the Moving Image (con Muriel Tinel-Temple e Marlène Monteiro, Oxford 2019).
Giulia Crispiani è scrittrice e artista, vive e lavora a Roma dove collabora con la redazione di Nero Editions. La sua ricerca parte da una visione dell’essere umano come individuo politicizzato e dal tema della responsabilità dell’artista all’interno della società. Utilizza la pratica del fictioning come pretesto per affrontare questioni politiche, mettere in discussione gli stereotipi di genere e sociali.
Valentina Tanni è curatrice, critica d’arte e docente. Si interessa del rapporto tra arte e nuove tecnologie, con particolare attenzione alle culture del web. È autrice di numerose pubblicazioni, recensioni e saggi. Collabora con Artribune ed è docente di Digital Art al Politecnico di Milano e di Culture Digitali alla NABA di Roma.