Attilio «il favoloso»

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Con il focus su Attilio Cassinelli, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea dedica per la prima volta una mostra al linguaggio dell’illustrazione. Illustratore, poeta, narratore per immagini, amante per diretta ammissione “delle cose semplici”, Attilio Cassinelli ha il grande merito di aver valorizzato la comunicazione visiva rivolta ai bambini grazie alla sua singolare capacità di sintesi.

 

Intervista ad Attilio e Alessandra Cassinelli di Marcella Cossu

Il padre, Attilio, all’interno del suo studio di Novi Ligure, con inesauribile vena e accanimento vichiano crea e ri-crea da almeno cinquant’anni i protagonisti – tra gli animali delle ministorie e minifiabe e le innumerevoli edizioni di Pinocchio – dell’universo di fiabe e brevi racconti destinati a un pubblico infantile, ma in realtà, forse, ancor più destinati a se stesso; la figlia, Alessandra, salva i fogli volanti da distruzione sicura, raccoglie e organizza il tutto, dalle tavole compiute ai minimi schizzi e prove di illustrazione, curando i rapporti tra il vulcanico genitore e il mondo esterno… un quadro a prima vista idealizzante e perfetto, e che risponde a canoni di comprovata armonia familiare, oltre che di razionale distribuzione dei compiti.

 

Attilio Cassinelli

 

1 – Tenuto conto del crescente interesse che negli ultimi anni si sta verificando intorno al personaggio e all’opera di Attilio Cassinelli, può essere utile chiedere a entrambi quale in verità sia il rapporto professionale oltre che familiare che li lega, e quale l’“eredità” artistica trasmessa di padre in figlia, visto che Alessandra è tra l’altro di per sé autrice di notevoli interventi e installazioni. Quali, anche, la gioia e il coinvolgimento emotivo di una bambina che cresce “accerchiata” da Pericle, Orsetto, lo Zoo di carta e il mitico burattino di legno? Quale, infine, la molla alla base della “sfida” ambientale lanciata dagli anni Sessanta, ben prima del pungolo sociale di Greta Thunberg?

Alessandra

Effettivamente l’ambiente di lavoro corrisponde solo in parte allo stereotipo ideale del rapporto padre-figlia. Capita che Attilio dica delle cose piene di saggezza, ma capita anche che si comporti come un monello dispettoso, costringendomi nel ruolo di caporale. Il fatto è che Attilio disegna continuamente e tende a produrre variazioni che saturano le scrivanie di nuove possibilità. Questo è entusiasmante, ma rende faticoso per entrambi trovare il momento della sintesi e chiudere finalmente una storia o la microsceneggiatura di una fiaba per piccolissimi. Forse Attilio mi ha trasmesso la fiducia per credere possibile qualsiasi impresa e una certa tenacia per perseguirla.

Attilio

Come molti negli anni Sessanta ho sofferto la trasformazione delle città, il traffico, la cementificazione. Ci sembrava già evidente che il consumismo, l’inquinamento e la fretta fossero delle pessime notizie. Marcovaldo di Calvino era popolare, poi c’è stata una serie di rimbambimenti che ci hanno portato decenni di indifferenza, fino a questi giorni in cui bambini come Greta sono costretti a darci la sveglia.

 

Attilio Cassinelli

Attilio Cassinelli

 

2 – “Ho disegnato sempre”, “Non pensavo di diventare grande”, “Mi piacciono le cose semplici”: tre asserzioni estrapolate da una recente intervista di Severino Colombo, e che a mio avviso descrivono sinteticamente ma esaurientemente la personalità di Attilio Cassinelli uomo e artista; così come riconducono a sue ineludibili priorità, a suoi vichianamente ciclici ritorni e predilezioni tematiche, a una concentrazione totale, che così come enuclea, altrettanto esclude. Nell’orizzonte di una personalità così definita, come ha vissuto il rapporto con una “committenza”, particolarmente diffusa tra enti privati nei Sessanta-Settanta, e che per anni ha assorbito la Sua creatività? Perché l’impressione è che Lei abbia grande chiarezza di idee e di intenti, tale da impermeabilizzarLa nei confronti di quel che, appunto, rimane escluso dai Suoi assiomi di vita.

Attilio

La mia esperienza ventennale con Giunti è stata improntata alla massima libertà. L’ideazione e la realizzazione di storie e giochi da tavolo per l’infanzia era completamente nelle mie mani. Questo lungo periodo di totale libertà espressiva è stato importante. La mia prima commissione, da cui poi mi sono dissociato, l’ho avuta in terza elementare. Ero nella mia classe quello che disegnava meglio; un giorno la maestra mi chiese di fare un bel ritratto da appendere in classe: il duce con elmetto e moschetto. Fu un grande successo, un altro Evergreen.

 

Attilio Cassinelli

Attilio Cassinelli

 

3 – In seguito ai premi e alla riscoperta degli ultimi anni, sempre nell’intervista di cui sopra, si evidenzia il ruolo da protagonista ricoperto da Alessandra di concerto con altri, tra cui la casa editrice Lapis, nel decidere e intraprendere il fortunato “rilancio” artistico del padre. Che genere di difficoltà, se ve ne sono state, per entrambi? E le emozioni?

Attilio

Per me la difficoltà è stata quella di lavorare confrontandomi con Alessandra e con tutta la struttura editoriale. Ricominciando con i giovani mi rendo conto che tutto il processo
è ora molto più controllato e discusso, più complicato e più faticoso, ma funziona.

Alessandra

Per me è stato bello partecipare al lavoro di Attilio. Lui disegna e mentre disegna costruisce la storia. Attilio disegna un racconto almeno in quattro versioni. A volte non so quali disegni scegliere e non posso neppure dirlo perché risponderebbe: “strappiamo tutto e lo rifaccio”. La sua tranquillità nel cercare sempre nuove soluzioni è sorprendente.

 

Attilio Cassinelli

Attilio Cassinelli

 

[…]

8 – Dagli anni Sessanta ha scelto di vivere per lunghi periodi in campagna o al mare, e ha dichiarato di avere fin da allora chiare le tematiche e i pericoli dell’inquinamento; l’amore e l’attenzione costante al mondo animale si commentano con gli Zoo di carta e le collane dedicate; fiori e frutta sono stati oggetto di “pieghevoli” che si s-piegano, appunto, con straordinaria, quasi matissiana, invenzione di accordi cromatici ora caldi ora squillanti a legare o disgiungere le campiture di colore à plat; ha collaborato con il celebre fotografo ambientalista Salgado in una pubblicazione traboccante di foglioline e piante verdi, per non parlare, infine, dei numerosissimi studi arborei, una selezione dei quali è inclusa in mostra. È quindi, sotto ogni aspetto, un precursore del Green: come vede il personaggio – e soprattutto il messaggio – di Greta Thunberg, Lei che ricorderà senz’altro mondi meno off limits di quello attuale?

A me tutto il Novecento è sembrato off limits, una specie di scivolone senza fine. Certo, che adesso i bambini siano costretti a scendere in piazza perché gli adulti sono rimbambiti completamente, mi pare un fatto nuovo e tremendo. Negli anni Sessanta e Settanta noi vivevamo il problema ambientale come un’urgenza, che mi ha spinto a raccontare le storie della collana dei dodici mesi, e nel tempo a mantenere sempre presente questa tematica. Sono contento che Salgado abbia trovato uno spunto nel mio racconto e che abbiano, con Legambiente, deciso di tradurlo e distribuirlo per far conoscere ai bambini in Brasile la grande impresa di Instituto Terra per recuperare la Foresta Atlantica.

 

Il testo è un estratto dall’intervista pubblicata nel catalogo Attilio Cassinelli Illustratore. Evergreen edito da Silvana Editoriale, 2020
Foto di Maris Croatto