Visita ai depositi

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Non tutti sanno che i depositi sotterranei della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea sono le fondamenta del museo e le opere d’arte qui custodite sono come la cassa di espansione di un fiume che si allarga, si contrae, ed è un unico campo di ricerca. Solo tre rampe di scale, accessibili al personale autorizzato, separano lo spazio abitualmente percorso dai visitatori da alcune opere di Giuseppe Capogrossi, Pino Pascali, Dante Gabriel Rossetti, Giulio Turcato e Giovanni Boldini, solo per citarne alcuni.

La visita ai depositi è parte della grande mostra Time is Out of Joint e dello spirito di esplorare la collezione della Galleria Nazionale in una dimensione aperta e dinamica. È la scoperta del patrimonio, l’accessibilità alle opere non esposte in sala e la familiarità con gli spazi del museo, in un percorso in costante evoluzione.

I segni del movimento si colgono già nel corridoio che si affaccia sul laboratorio di restauro. Da un lato le teche di vetro ordinatamente custodite in fila sono frutto di un movimento che abolisce gli ostacoli e le barriere; dall’altro marmi, bronzi e gessi sembrano vivere e dialogare reciprocamente.

Visita ai depositi
© Massimo Siragusa

 

Visita ai depositi
© Alessandro Imbriaco

 

Dei sette depositi della Galleria Nazionale, tre di pittura, tre di scultura e uno di grafica, solo due sono attualmente aperti alle visite. Il deposito dei pannelli di ferro deve il suo nome agli 88 pannelli che rendono invisibili le pareti della stanza. La struttura ripete quella adoperata da Alberto Burri nel suo atelier studio a Città di Castello, e ospita una ricca collezione di dipinti dell’‘800. Grazie all’apertura a libro dei pannelli la si può quasi sfogliare, considerando singolarmente gruppi di quadri. Anche chiusi e paralleli, i pannelli fanno venir voglia di curiosare con lo sguardo fra le ombre, le fessure, i chiavistelli e cogliere profili e sguardi di figure umane; scorci e prospettive di magnifici paesaggi; figure in moto; dettagli e ornamenti delle cornici.

 

Visita ai depositi
© Alessandro Imbriaco

 

Qualche passo e di nuovo torna l’idea di movimento: addossate alle pareti ci sono grandi gabbie di ferro che facilitano la movimentazione di più opere insieme, spesso concesse in prestito a musei di tutto il mondo, e casse di legno per imballaggi speciali.

 

Visita ai depositi
© Massimo Siragusa

 

La visita ai depositi prosegue entrando nel deposito 6 dove, ancora a luci spente, si percepisce di trovarsi di fronte a qualcosa di completamente diverso rispetto ai dipinti dei pannelli di ferro. Qui si può ancora sentire un insieme indistinto di profumi che anticipano la varietà di materiali delle opere di pittura contemporanea custodite nel deposito.

 

Visita ai depositi
© Alessandro Imbriaco

 

Visita ai depositi
© Alessandro Imbriaco

 

Accesa la luce, si è sorpresi dalla varietà di colori, di materiali e di forme delle opere esposte e custodite sugli enormi pannelli a scorrimento disposti in ordine alfabetico tra i quali si possono scorgere, per citarne alcuni, Primo piano labbra e Torso di negra di Pino Pascali che quasi invadono lo spazio di visita con le loro superfici retroflesse, a metà fra pittura e scultura.

Visita ai depositi

© Massimo Siragusa

 

 

Ha collaborato alla redazione dei testi Martina Turano di Campello
Stagista progetto Generazione Cultura LUISS 2017