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La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura, il 18 giugno 2018, due mostre antologiche a cura di Giuseppe Appella che celebrano due “pietre portanti” dell’arte italiana del secolo scorso: Carlo Lorenzetti e Bruno Conte, “anacoreti”, come li definì Fausto Melotti, “compagni nella ricerca e in ciò che l’arte richiede, sacrificio e amore”.
Il titolo comune delle due mostre, che sottolineano con acribia le strade battute nella seconda metà del ‘900, si riallaccia in maniera filologica al testo di Fausto Melotti, Realtà in equilibrio, pubblicato in un foglio-manifesto diffuso in occasione della collettiva del 1982 tenutasi alla Galleria romana Il Segno che comprendeva, oltre agli artisti oggi in mostra, anche Rodolfo Aricò, Giuseppe Uncini e Giulia Napoleone. A quest’ultima la Galleria Nazionale dedicherà nel prossimo autunno una mostra sempre a cura di Giuseppe Appella.
Lorenzetti e Conte diventano i protagonisti, in un equilibrio apparentemente precario, di un progetto che esula dalla consueta attività espositiva: la cesura spaziale, che segna l’edificio bazzanesco dalle Sale Via Gramsci a quelle Aldrovandi, guida lo spettatore nel loro viaggio interiore dando corpo al sostanziale mutamento della loro modalità di intendere la tridimensionalità e lo spazio.
“L’Istituto d’Arte è stato per la mia formazione un luogo molto importante. Ho seguito, per due anni, i corsi di Plastica di Pericle Fazzini, uno spirito solare, schietto, spontaneo, che mi sollecitava verso una libertà formale e compositiva. Un giorno mi invitò a vedere il lavoro che stava realizzando per la Cappella dedicata a Santa Francesca Saverio Cabrini nella chiesa di Sant’Eugenio a Roma: rimasi colpito dal suo modo di affrontare il gesso con strumenti del tutto inusuali. Per il Disegno ebbi come maestro Afro, di cui mi colpì il silenzioso ma efficace guidare in un processo di semplificazione. Accanto all’insegnamento di storia dell’arte, alquanto serioso, di Vincenzo Golzio, ricordo Ludovico Quaroni, che nel disegno progettuale metteva in atto una metodologia fortemente pragmatica, coinvolgente ed efficace per una educazione visiva della forma. Ma devo soprattutto al magistero di Alberto Gerardi la conoscenza preziosa delle tecniche di lavorazione dei metalli e il senso ‘umanistico’ del fare. In questo contesto matura, dopo esperienze pittoriche, la mia più forte inclinazione verso la scultura, sollecitata dalla realtà artistica di Roma nella sua stratificazione temporale: passavo ore a passeggiare nella città per scoprire monumenti, soprattutto dell’antichità romana e del periodo barocco”
Carlo Lorenzetti
“Riguardando i miei primi lavori, dopo la metà degli anni Cinquanta, elaborati entro un microcosmo surreale, mi sembra già di avvertire nel disegno delle forme lineari una segreta scrittura. Il carattere della poetica che si è andato sviluppando e mutando fino a oggi si può identificare nella tematica di una misteriosa, eppure coinvolgente, materia della realtà: oltre il macrocosmo, il cosmo assunto nella stanza in cui si opera. Certo, le varie correnti d’avanguardia che si sono succedute non hanno mancato di lasciare un suggerimento. Tuttavia questi suggerimenti sono stati appresi nel mio mondo di sentire, pagando in fondo con una autonomia la possibilità di una utile rispondenza ai modi del momento. Le mie opere sono concettuali, ma nella loro forma, ancora meditata, tra equilibrio e squilibrio. Metafisici eventi e oggetti alieni. I “Libri lignei”, i “Paginari”, contengono dei messaggi. Sensazioni di messaggi, che non essendo espliciti agiscono sottili nelle pieghe del pensiero”
Bruno Conte
Ad una lettura frettolosa, l’equilibrio che accomuna i due artisti sembrerebbe precario: l’uno il versante opposto di una ricerca che – quando penetra a fondo nelle avanguardie o valuta il peso delle materie e della perizia tecnica necessaria per affrontarle e renderle parte fondamentale dell’invenzione –, aspira a visioni euclidee, a tradurre in nuovo linguaggio la realtà, a ridare vigore alla dialettica delle forme che nella solitudine operosa dello studio tornano a catturare i nostri sogni, che Conte rende in disegni dal buio, antivolto, alfabeti, scrittura-immagine, paginario, nodo nero, vegentensione, pressanza, egocielo, simultanimo, tra oltre, contrombra, e Lorenzetti in parietale, struttura arcaica o mitologica, tentacolo d’arcobaleno, cuspidale, diapason dello spazio, estroferroso, svirgolata, trinuvole, nubilunghe, rombospazio, cosmoconico, vascello siderale.
Negli organismi di Conte e nelle strutture di Lorenzetti, affidati a segni e costruzioni che coniugano perfettamente pittura e scultura, architettura, letteratura e scienza, e registri che si sollecitano l’un l’altro, l’immagine si fa anche scrittura, il rilievo volto, l’angolo precipizio, la struttura volta, la piega fauce, la nuvola pensiero oscillante, nella certezza che l’originale armonia plastica sia sempre sostenuta dal dono della poesia.
In contemporanea con la mostra alla Galleria Nazionale, il Sistema dei Musei e dei Beni Culturali ACAMM (Aliano, Castronuovo Sant’Andrea, Moliterno, Montemurro) esporrà nei propri spazi una serie di disegni e piccole sculture di Carlo Lorenzetti e Bruno Conte.
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