In ricordo di Mirella Bentivoglio

  • Pubblicato da xister Reply Il 28 marzo 2020 alle ore 6:10 pm

Avrebbe compiuto oggi 98 anni Mirella Bentivoglio, personalità indiscussa della scena letteraria e artistica della seconda metà del Novecento: artista, critica e protagonista del mondo della ricerca verbo-visuale italiana e internazionale.

A ricordarla le parole di Leonetta Bentivoglio, Massimo Mininni e Anton Giulio Onofri.

 

Mirella Bentivoglio, e=congiunzione, 1973
Mirella Bentivoglio, e=congiunzione, 1973

 

Oggi è il compleanno di mia madre Mirella, che ci lasciò il 22 marzo del 2017. Ora mi viene chiesto di rammentarla con un breve testo. Che dire? Come si può scrivere qualcosa di rapido sulla persona che ci ha messo al mondo? Mirella ebbe tre figlie: Marina, Leonetta e Ilaria. Molto diverse, complementari e unite fra di loro. Posso testimoniare il fatto che la “femminista” Mirella fu sempre felicissima di aver avuto tre femmine: lo considerava un regalo del destino. E in ogni sua intervista dichiarò che nulla, come l’essere madre, aveva stimolato la sua vigorosa fantasia creativa. La potente presenza dell’uovo, al centro di una lunga fase del suo lavoro artistico, può far comprendere la sua incrollabile fiducia nell’energia generativa, di cui la maternità che visse in prima persona l’aveva resa partecipe.

Io sono la seconda figlia, quella col nome da felino, e ho nutrito per mia madre un amore sconfinato, forse esagerato, e comunque impossibile da riassumere in poche righe. Fu un po’ irraggiungibile per noi tre figlie, poiché era presa e risucchiata dal suo mondo creativo. Si sa che “in amor vince chi fugge”, e Mirella con me fu sempre vincente. È stata una mamma strana, incostante, mobile, eccentrica, libera, magnetica e perennemente inquieta. Da piccola la vedevo come una donna di bellezza eccezionale, e quando mi dava la sua attenzione sentivo di entrare nel privilegio di un giardino magico. Da grande il rapporto è divenuto più complesso, ma la forza del legame non mi ha mai lasciata, e continuo a serbarla dentro di me come un prezioso patrimonio. Credo di doverle il piacere della scrittura, l’incantamento per l’arte in ogni forma, l’amore per la lettura, il desiderio di bellezza e uno spirito ostinatamente indipendente, che sento proprio come una sua eredità specifica, una sorta d’investitura.

Nel 1943, durante la guerra, Mirella scrisse una poesia, che mi pare ben adattabile a questi nostri giorni, difficilissimi e sospesi. La propongo come chiusa.

Invano si cercherà nella città morta
La convenzione antica del tempo
Alto sulla stazione l’orologio
È un cerchio vuoto nell’azzurro.
Non ore passano ma nuvole

Leonetta Bentivoglio

 

Mirella Bentivoglio, Mutilazione per accentuazione, 1978
Mirella Bentivoglio, Mutilazione per accentuazione, 1978

 

Mirella Bentivoglio, Le obliquità stabilizzate, 1978
Mirella Bentivoglio, Le obliquità stabilizzate, 1978

 

L’intera attività di Mirella Bentivoglio, come critica, come artista e come attivista femminista, è costruita sull’esplorazione del linguaggio che frammenta, ricompone, reinventa, restando sempre centrale la “consapevolezza di genere”.

Le sue opere studiano i segni fonetici, con ironici giochi verbali che ne moltiplicano radicalmente il significato, costruendo una nuova grammatica visiva, sempre finalizzata alla sintesi di idee complesse.

“Ho dilatato l’uso della parola all’uso del simbolo: scelgo simboli universali, prelinguistici; matrici dei significanti, o, meglio ancora, matrici dei significati plurimi, dei significati aperti.”

La sua rigorosa attenzione allo studio del rapporto tra parola e immagine l’ha resa protagonista internazionale della poesia verbo-visiva, nonché teorica e promotrice dell’arte delle donne, indagata al di là degli ideologismi, a cui apertamente non ha mai voluto  appartenere.

La sua carriera artistica è stata dunque un continuo e proficuo dialogo tra il lavoro creativo e la sua attività teorica.

Massimo Mininni
Storico dell’Arte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

 

Mirella Bentivoglio, La congiunzione felice, 1978
Mirella Bentivoglio, La congiunzione felice, 1978

 

Mirella Bentivoglio, L'appiattimento della coppia, 1978
Mirella Bentivoglio, L’appiattimento della coppia, 1978

 

Il gioco di Mirella

[…] Il mio liceo era ai Parioli, giusto qui dietro, e per compagna di banco avevo una ragazza che si chiamava Ilaria: era la più piccola delle tre figlie di Mirella Bentivoglio. Si studiava insieme, Ilaria ed io, così mi ritrovai a frequentare con assiduità la sua grande e luminosa casa di Via Archimede, dove Mirella si accorse di quanto l’arte mi incuriosiva e appassionava.

Un giorno propose a me, a Ilaria, e a un altro paio di nostri compagni di classe una gita domenicale alla Galleria Nazionale, dove lei ci avrebbe volentieri accompagnati nel percorso di visita raccontandoci a suo modo l’arte del ‘900, prendendo spunto dalle opere della collezione. Molto più che un’occasione imperdibile; direi anzi un privilegio. Fu quello il giorno in cui la mia cotta per l’arte entrò in una più matura fase di consapevole e meditato discernimento. Una rivelazione. Una trasfigurazione, anzi.

Grazie a Mirella Bentivoglio compresi qualcosa che da quel giorno ho sempre tenuto presente in ogni mia riflessione e considerazione sulla produzione artistica della contemporaneità: nella creazione di una nuova opera l’artista è mosso dall’urgenza di lasciare un segno; magari non sempre vistoso, ma che come quello che per Roland Barthes è il punctum in una fotografia, concentri in sé lo spirito e la qualità dell’opera.

Come un gioco meraviglioso, durante la visita Mirella ci invitò a intuire e rintracciare questi segni in ciascuna delle opere da lei ritenute più meritevoli di attenzione, e tornando al Museo negli anni successivi, da solo o in compagnia, a quei segni se ne aggiungevano altri che il mio gusto in continua formazione mi aiutava a rintracciare, decodificare e catalogare nella memoria.

Anton Giulio Onofri
Il testo integrale verrà pubblicato nel catalogo della mostra Ritratto di famiglia, edito da Silvana Editoriale

 

La biografia

Poetessa e artista verbo-visiva, Mirella Bentivoglio nasce a Klagenfurt (Austria) il 28 marzo del 1922, da genitori italiani, Margherita Cavalli e lo scienziato Ernesto Bertarelli. Riceve un’educazione multilinguistica, studiando nella Svizzera tedesca e in Inghilterra (consegue Diplomi di Proficiency in English nelle Università di Sheffield e Cambridge). Nel 1949 sposa il docente universitario di Diritto Internazionale Ludovico Matteo Bentivoglio, di cui adotta il cognome.

 

Foto Francesco Taurisano X Google Arts & Culture