- Il 23 settembre 2019 alle ore 3:54 pm
La Galleria Nazionale in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo promuove un progetto di ricerca sulla conservazione, restauro e analisi delle tecniche e dei materiali costitutivi di tre dipinti del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi, la Superficie 207 del 1957, la Superficie 538 del 1961 e la Superficie 553 del 1965, appartenenti all’importante corpus di opere dell’artista conservato presso il museo. A cura di Daphne De Luca e Paola Carnazza.
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14 talk e 23 ospiti, sabato 5 ottobre in Sala Via Gramsci dalle 9.30.
Il programma con ospiti e abstract della giornata di studi su Giuseppe Capogrossi
Ore 10 – Giuseppe Capogrossi e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
L’intervento di Massimo Mininni illustra i diversi rapporti che Giuseppe Capogrossi ha avuto con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Si parlerà delle varie mostre organizzate dal museo e delle numerose donazioni di opere (figurative e astratte) che negli anni hanno arricchito la collezione del museo.
Massimo Mininni, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Ore 10.40 – Se lo sapesse Capogrossi…!
L’occasione della giornata di studi su Giuseppe Capogrossi alla Galleria Nazionale costituisce un’autorevole sede per presentare un inedito olio su tela del maestro, ritrovato durante lo studio di una vasta collezione privata romana. Si tratta di una donna seduta del periodo figurativo, 37 x 26 cm, in ottimo stato di conservazione e firmata in basso a sinistra. L’opera certamente contrasta con
Tommaso Strinati, Scuola Nazionale di Cinema, Roma
Ore 11.30 – Le Superfici 207, 538 e 553: stato di conservazione e interventi precedenti. Problematiche di restauro dell’arte contemporanea
Giuseppe Capogrossi, Superficie 538 (particolare in macrofotografia), 1961
Le opere del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi presentano una tecnica pittorica apparentemente tradizionale, ciò che maggiormente attira l’attenzione è soprattutto il linguaggio artistico fortemente innovativo delle sue “cifre” o “segni”, sempre uguali, pur in infinite variazioni.
Ma ad un’attenta osservazione e dallo studio svolto sui materiali dell’opera, i dipinti astratti sono rappresentativi delle nuove ricerche sperimentali della tecnica pittorica moderna. L’analisi delle condizioni conservative e dei fenomeni di degrado, ha messo in evidenza come l’inosservanza dell’uso di tecniche consolidate e la sperimentazione di nuovi materiali, rendono le opere moderne più deperibili, con una maggiore frequenza di alterazioni e danni, condizioni problematiche per la conservazione e il restauro.
Paola Carnazza, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Ore 11.50 – Il modus operandi di Giuseppe Capogrossi
L’analisi della tecnica esecutiva dell’artista è stata effettuata attraverso lo studio di tre opere appartenenti al suo periodo non figurativo, ossia la Superficie 207, la Superficie 538 e la Superficie 553. Le opere sono state oggetto di un’importante campagna diagnostica che ha consentito di identificare e caratterizzare i materiali utilizzati dall’artista e il suo modus operandi.
I risultati delle varie indagini sono stati confrontati tra di loro e contestualizzati in base alle tipologie di prodotti artistici presenti sul mercato nel periodo di riferimento, ossia tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Colori in tubetto, leganti ad olio, acrilici e alchidici, sono tra i materiali individuati dalle analisi, insieme ad una serie di pigmenti preferiti dall’artista, riscontrati in tutte e tre le opere analizzate.
Ore 12.20 – Indagini non invasive di spettroscopia FT-IR in riflessione per la caratterizzazione dei materiali pittorici e il monitoraggio di test di pulitura
Le indagini non invasive di spettroscopia FT-IR in riflessione
L’impiego della spettroscopia FT-IR in riflessione ha permesso di caratterizzare in modo non-invasivo i materiali pittorici usati da Giuseppe Capogrossi nei dipinti Superficie 207, Superficie 538 e Superficie 553. Nello specifico sulla base dei risultati ottenuti è stato possibile identificare la composizione chimica degli strati di preparazione e dei pigmenti, la diversa natura dei leganti pittorici, nonché la presenza di prodotti di degrado come ossalati e carbossilati.
Inoltre l’elevata sensibilità della tecnica alla composizione molecolare degli strati più superficiali ha permesso di valutare gli effetti di preliminari test di pulitura effettuati su Superficie 553, offrendo, in tal modo, un valido supporto per la selezione dei sistemi di pulitura più idonei da adottare nell’intervento di restauro.
Costanza Miliani e Patrizia Moretti, Infrastruttura E-RIHS
Ore 14 – Analisi dei leganti organici nelle Superfici 207, 538 e 553 di Giuseppe Capogrossi mediante tecniche basate su pirolisi analitica, gas cromatografia e spettrometria di massa
A partire dal ventesimo secolo il metodo di produzione dei materiali pittorici è gradualmente passato dalle piccole produzioni negli atelier a produzioni industriali su larga scala. I leganti pittorici tradizionali a base di olii siccativi sono stati affiancati a partire dagli anni 50′ del secolo scorso da leganti pittorici moderni costituiti da resine sintetiche. Le formulazioni dei materiali pittorici industriali includono diverse tipologie di leganti ed additivi, la cui analisi chimica rappresenta un importante contributo alla conoscenza della tecnica pittorica. Le tecniche analitiche basate su spettrometria di massa in accoppiamento a cromatografia e alla pirolisi analitica sono estremamente efficaci nella caratterizzazione di leganti pittorici sia moderni che tradizionali.
In questo contesto il gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa composto da Jacopo La Nasa, Francesca Modugno, Maria Perla Colombini, Silvia Pizzimenti ed Ilaria Bonaduce ha collaborato nell’ambito del progetto Capogrossi, promosso dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, applicando tecniche basate sulla pirolisi analitica, gas cromatografia, cromatografia liquida e spettrometria di massa per caratterizzare i leganti organici in alcune opere selezionate di Giuseppe Capogrossi. Le informazioni ottenute mediante queste tecniche analitiche sono state utili per una migliore conoscenze delle tecniche pittoriche utilizzate da Giuseppe Capogrossi e per la pianificazione degli interventi di pulitura delle opere.
Francesca Modugno, Jacopo La Nasa, Silvia Pizzimenti, Ilaria Bonaduce, Maria Perla Colombini, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, Università di Pisa
Ore 15 – Indagini non invasive e mini invasive utili per approfondire la conoscenza della tavolozza del Capogrossi
I risultati ottenuti da indagini non invasive e mini-invasive (misure di colore, fluorescenza a raggi X (XRF), microscopia ottica (MO) ed elettronica a scansione con contemporanea microanalisi a raggi X (SEMEDS)). Le indagini lo scopo di individuare la tavolozza del pittore.
Tale obiettivo potrebbe sembrare più semplice su opere moderne rispetto a quelle antiche ma in realtà le principali “ricette di bottega” degli ultimi sono abbastanza note mentre gli attuali “colori” commerciali risultano altrettanto complessi. È stato anche effettuato un monitoraggio microclimatico della zona del deposito in cui sono collocati i 3 dipinti presi in esame per valutarne l’idoneità come ambiente di conservazione.
Maria Pia Sammartino e Alice Peduzzi, Dipartimento di Chimica – Università di Roma La Sapienza
Sara Barcelli, Scuola di Conservazione e Restauro, DiSPeA, Università di Urbino
Ore 16 – L’intervento di restauro sulla Superficie 553
Giuseppe Capogrossi, Superficie 553 (dettaglio), 1965
Il dipinto, un olio moderno non verniciato degli anni ’60, presentava uno strato di sporco di deposito coeso alla superficie che ne alterava i valori cromatici. Per tale motivo, il dipinto è stato sottoposto ad un complesso e delicato intervento di pulitura nel quale sono stati adottati approcci innovativi nell’ambito della pulitura di dipinti moderni.
Eleonora Maniccia, Università degli studi di Palermo