- Il 10 luglio 2017 alle ore 7:01 pm
È Silvia Giambrone la giovane artista selezionata da Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nel progetto Level 0 di ArtVerona 2016, con il quale 14 direttori dei principali musei di arte contemporanea hanno scelto alcuni artisti in fiera per promuoverli nella propria programmazione.
Senza titolo con spine e Campo di Battaglia sono le due installazioni dell’artista agrigentina, classe 1981, che da oggi dialogano con le opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Leoncillo, Alberto Burri, Emilio Vedova, Gohar Dashti, e alimentano la riflessione sul tema del conflitto e della violenza nel tempo “out of joint” della Galleria Nazionale. Gli aspetti più inquietanti del domestico, che a volte evocano un campo di battaglia, si inseriscono a pieno titolo nel dialogo sul conflitto nella sala che la Galleria Nazionale dedica al tema della guerra.
«La presenza di Silvia Giambrone in Time is Out of Joint ha origine da una contingenza che è in piena sintonia con l’idea di accadimento e di evento che l’indagine sul tempo della mostra mette in campo», dice Cristiana Collu. «Silvia si avvicina alla sua presenza in Galleria con un’idea e risolve la sua relazione con un’altra che risuona nella sala che ha scelto, e nella quale il suo lavoro si accende con una puntualità che sorprende senza punti di sutura».
Senza titolo con spine, composta da sedie in legno, rami di acacia spinosa, polivinilcloruro, bitume, vernice per vetro, combina materiali diversi in una architettura dinamica eppure stabile, evocando aspetti inquietanti della vita domestica. Attraverso un approccio poetico, rappresentato dall’intrusione di forze esterne nella relazione, l’opera mette insieme ambiente domestico – le due sedie in dialogo – e natura – i rami di acacia spinosa, detta anche ‘spina santa’ perché la stessa della corona di spine del Cristo – in un equilibrio che mostra la fragilità della vita. La casa diviene così proiezione sacra e profana della psiche.
In Campo di Battaglia, al centro di un tappeto persiano, una parte del tessuto viene divelta creando un vuoto esaltato da una composizione di fiori secchi interamente ricoperti da polvere da sparo. La decorazione floreale, mimetica rispetto a quella del tappeto, si fa tridimensionale e si arma di polvere di sparo, svelando per analogia come l’ambiente domestico sia un campo di battaglia.
«Il conflitto domestico non è meno grave della guerra», dice Silvia Giambrone. «per questo il tappeto di Campo di Battaglia dialoga con Today’s Life and War, la serie fotografica di Gohar Dashti, mentre Senza Titolo con spine è esposta vicino al San Sebastiano di Leoncillo per i suoi riferimenti spirituali. Mi interessa dare forma alle testimonianze latenti dell’ambiente domestico che di solito prendono voce con fatica».
Silvia Giambrone
Silvia Giambrone nasce ad Agrigento nel 1981, vive e lavora a Roma. Ha vinto diversi premi e partecipato a molte residenze. Alcune tra le sue mostre includono: Pandora’s box, CCCB, Madrid (2009), Eurasia, Mart, Rovereto (2009), Qui vive?, Moscow Biennale (2010), Flyers, Oncena Biennal de la Havana (2012), Re- Generation, Macro, Roma (2012), Mediterranea 16 (2013), Unitext, Kaunas Bienale, Lituania (2013), Let it go, American Academy in Rome (2013), Critica in arte, MAR, Ravenna (2014), A terrible love of war, Kaunas Bienale, Lituania (2015); Every passion borders on the chaotic, Museo Villa Croce, Genova (2016); W Women in Italian Design, Triennale Design Museum, Milano (2016); Archeologia domestica Vol. I, Istituto italiano di cultura, Colonia (2016); Terra mediterranea: in action, NiMAC, Nicosia, Cipro (2017); Corpo a corpo, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2017).